Una Wine experience firmata AIS Veneto: il Raboso Piave protagonista

Cari amici, domenica scorsa 24 novembre ho partecipato all’evento Vinetia tasting organizzato a Verona Fiere da AIS Veneto. Con l’occasione si tenevano anche diverse wine experience, tra cui una dedicata al mio vitigno veneto preferito: il Raboso Piave.

Sapete quanto sono legato al mio territorio e alla sua produzione vinicola, e quanto io sia legato ancora di più al Raboso Piave e alla sua storia. Un vitigno certamente scontroso, spigoloso, difficile da domare, come testimoniano sempre i diversi produttori che si dedicano alla sua produzione. Eppure quante soddisfazioni al tempo stesso nel calice ci sono! Soprattutto nella sua massima espressione, il Piave Malanotte DOCG, il Raboso ha dimostrato di essere un vitigno capace di dare vini di grande stoffa e longevità. La parola-chiave? La sua ricca acidità, qualità che lo contraddistingue nel bicchiere. Insieme a colori profondi, dalle sfumature penetranti spesso sanguinee, profumi che virano a un floreale e note leggermente selvatiche…Un calice importante, capace tuttavia di essere declinato anche in versioni più fresche e agili senza perdere il suo temperamento.

Oggi purtroppo una piccola ombra su questo “stallone” del Piave c’è, ed è la tendenza del mercato di proporne versioni troppo facili, generalmente impiegandolo per produrre vini amabili e frizzanti. Questo a mio avviso è tuttavia un modo sbagliato di approcciarsi a tale vitigno, o meglio, se pur lo si vuole degustare in queste versioni, non bisogna confonderlo con il vero Raboso Piave.

Ritengo quindi utile raccontarvelo per quello che è, per l’appunto, un vitigno rustico e difficile, che ha bisogno di molto tempo per esprimersi, ma che darà la possibilità di farsi apprezzare regalando molte soddisfazioni nel calice. Alla Wine experience Per Sorsi organizzata da AIS Veneto ho quindi potuto provare diverse sue declinazioni, apprezzandone ancora di più il potenziale!

Un po’ di storia sul Raboso Piave

Quella del Raboso Piave è una storia che affonda le sue radici molto tempo indietro nella storia della nostra regione. Sin dal ‘600 se ne documenta infatti la sua diffusione costante in quell’area bagnata dallo storico fiume Piave, tanto che l’origine del suo nome sembra derivare da un affluente del fiume. Predilige terreni profondi ma anche sassoso-alluvionali, matura tardivamente con produzione abbondante.

Per molto tempo fu il vino che la Serenissima riusciva a esportare anche molto lontano, tanto che al Raboso venne dato l’appellativo di vin da viajo. Questo naturalmente grazie alle sue migliori qualità: acidità, tannini, resistenza alle muffe. Pensate che in passato la tradizione voleva anche che per ogni nascituro, si conservasse il Raboso fino al giorno delle sue nozze! Mentre a qualcuno toccava anche un “doppio” battesimo, indovinate come…. 😉

La testimonianza più significativa sul nostro protagonista è quella data dal trevigiano Japoco Agostinelli, che lo annovera nei suoi “Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa”. Scrive a riguardo:

“Qui nel nostro Paese -scrive nel ricordo 24- per lo più si fanno vini neri per Venezia di uva nera che si chiama recaldina, altri la chiamano rabosa per esser uva di natura forte.”

Altra tappa significativa si ha nel 1996 con la nascita della Confraternita del Raboso Piave, creata dalla volontà di voler valorizzare questo storico vitigno. Oltre a favorire iniziative rivolte alla sua conoscenza e diffusione, la Confraternita, sostenuta dalle Istituzione territoriali, è attiva in studi e ricerche mirate ad espandere la conoscenza sul Raboso. Tecniche di coltivazione, potenzialità del vitigno, tecnologie avanzate, migliorie nella produzione…tanti obiettivi e costanza premiate anche da riconoscimenti importanti, come l’ottenimento della DOCG Malanotte nel 2010. 

La degustazione

Nel corso della Wine experience sono state degustate 7 sfumature di Raboso dove si è potuto apprezzarne le diverse qualità e stili dei differenti produttori. A condurre la degustazione Alessandro Scorsoni, stimato sommelier AIS nonché membro della Confraternita e grande appassionato di questo vitigno. Presente anche Antonio Bonotto, produttore titolare dell’azienda Bonotto delle Tezze.

Siamo andati un po’ a spasso anche nel tempo, con un incredibile viaggio sensoriale che ci ha portato sino al lontano 1974, quando il Raboso era ancora un VDT. Vediamo quindi come è andata!

Raboso Piave VDT 1974 – Luigino Bonotto

Rompiamo il ghiaccio con un assaggio un po’ impegnativo, ma che ci rivela da subito la caratteristica più importante del Raboso Piave, ovvero l’acidità. Questo campione non era stato pensato per evolvere nel tempo, tanto che osservando l’etichetta si legge un grado alcolico di 11%! Un vino maturo, presentato da un colore granato-aranciato e un naso di note di cereale tostato, caramello, sfumature vegetali, sottobosco. Oltre all’acidità, al palato una leggera componente tannica è ancora presente ma discreta. Nel complesso una proposta “estrema”, ma dove si possono ancora ritrovare alcune caratteristiche tipiche.

 

Raboso Piave 2018 – progetto Cecchetto in collaborazione con AIPD

Ospiti alla degustazione anche qualche ragazzo dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), impegnati in un progetto solidale in collaborazione con l’azienda di Giorgio Cecchetto. Dal 2005 questo progetto vede diversi ragazzi dell’Associazione attivi in vigna e in cantina, ma anche piccoli artisti alle prese con la realizzazione di etichette disegnate a mano per ciascuna bottiglia. La loro è una piccola produzione, circa 1000 bottiglie l’anno, e viene presentata in primavera allo stand Veneto del Vinitaly.

Il vino da loro proposto è una proposta molto giovane e fresca di Raboso. Il colore è purpureo, intenso, al naso è goloso e quasi morbido, nonostante si aprano anche le caratteristiche sfumature più vegetali. Al palato è decisamente fresco e vivace, giustamente tannico.

Raboso Piave Cecchetto solidale AIPD

“Centenarius 15-18 2012” – Bonotto delle Tezze

Una proposta in edizione limitata dedicata al ricordo della Prima guerra mondiale, periodo storico importante in questa zona del Piave. Un’interpretazione del Raboso più rustica e cruda, rivelata già nel colore intenso, sanguigno, un rubino profondo con una lieve unghia granata. Profumi diretti e schietti, ricchi di frutti rossi polposi, marmellata, spezia dolce, un bel floreale e balsamico. Al palato ha un’acidità grintosa ma quasi vellutata, accompagnato da un tannino robusto e ancora un po’ di balsamico. Si percepisce tanta passione in questo calice, che all’assaggio mi ha quasi fatto emozionare.

Raboso Piave Centenarius Bonotto delle Tezze

Raboso del Piave DOC 2013 – Ornella Molon

Non poteva mancare l’interpretazione del Raboso firmata Ornella Molon, produttrice che come sapete stimo molto e che rappresenta il mio primo vero incontro con questo vitigno. Ornella Molon lo interpreta in modo eccellente col suo Malanotte, ma qui abbiamo una versione base che già ci rivela una mano diversa rispetto agli assaggi precedenti. Ella infatti riesce a rendere il Raboso un vino più agile e immediato, pur conservandone la struttura e le caratteristiche. Una chiave più moderna, dove tuttavia ritroviamo un vino accattivante, dal tannino pulito e un’acidità vivace ma non pungente.

Raboso Piave DOC Ornella Molon

“Gelsaia” Piave Malanotte DOCG 2016 – Giorgio Cecchetto

Un altro produttore da me stimato e apprezzato è Giorgio Cecchetto, punto di riferimento della produzione di Raboso, già nominato in un precedente assaggio. Il suo è un Malanotte strepitoso, che già rivela un bellissimo equilibrio nonostante la giovane età. Ha un colore impenetrabile, limpido, stupendo. Al naso una grande morbidezza, intensità, fragranza. Alla frutta un po’ matura si accostano sentori di pepe, crostata di ciliegie, note balsamiche. Al palato conferma una certa morbidezza vellutata, tannino avvolgente, acidità fresca, note di cacao. Un vino quasi seducente!

Gelsaia Malanotte DOCG Cecchetto Giorgio

“Callarghe” Raboso passito 2009 – Casa Roma

Ci siamo, stiamo per portare a termine la nostra degustazione. Non poteva mancare una proposta di Raboso passito: questo vitigno ha dimostrato infatti un bel feeling con l’appassimento, nonostante sia una varietà a maturazione tardiva. Anche per il Malanotte è previsto un po’ di appassimento, da un minimo del 15% delle uve a un massimo del 30%.

Casa Roma ci propone un bellissimo passito, dal colore impenetrabile e pieno, dai profumi di fiori e frutti maturi, un lieve balsamico e vegetale non pungenti ma morbidi. Avvolgente al palato, concentrato, fresco e sapido dal tannino equilibrato.

Callarghe Raboso Piave Passito Casa Roma

“Redentor” Raboso Metodo Classico Brut 2010 – Tessère

Inaspettatamente abbiamo concluso la degustazione con una…bollicina! Nonché una delle proposte più attuali di Raboso, quella in cui viene prodotto in Metodo Classico Rosè. La approviamo? Certamente! Un’uva così ricca di acidità non poteva non dare risultati interessanti nella proposta spumante, e infatti non delude quella di Tessère, che si annuncia nel calice con un colore rosa antico, bollicina abbastanza fine, e profumi fruttati di albicocca e fragranza data dai lieviti. Al palato ha freschezza e sapidità, ma nel complesso è un sorso maturo e polposo, dato dal lungo periodo di affinamento.

Redentor Brut Metodo Classico Raboso Tessère

Amici, devo dirvi che è stato davvero un interessante focus su un vitigno che adoro! Uno dei più importanti del Veneto, per lo meno di queste zone…Non si può parlare davvero di questa regione escludendolo, e come vi ho anticipato, non dovete associarlo unicamente alle versioni attualmente più in commercio, che lo vedono soprattutto come vino amabile e frizzante.

Spero di avervi trasmesso l’idea semmai che questo vitigno sa dare dei vini di grande tempra e carattere, longevi e austeri, dalle incredibili qualità organolettiche! Quindi mi auguro che possiate presto fare esperienza con qualche calice, io qualche spunto ve l’ho dato 😉

 

Alla prossima!