Lettura e passione per il vino…si incontrano!

Cari lettori, inauguro con questo articolo una nuova categoria del blog chiamata Abbinamenti libro-vino, nata dopo un intenso periodo di letture estive che mi ha stuzzicato la voglia di unire la passione del vino a quella dei libri! La mia idea pertanto è sostanzialmente quella di raccontarvi i miei libri e vini preferiti, che idealmente abbino fra loro quando una particolare lettura mi rimanda a un preciso vino o viceversa. Non potremmo infatti abbinare diversamente un libro a un vino!

Scrivere degli Abbinamenti libro-vino mi piace perché solitamente un vino si abbina a un cibo, ma se lo beviamo senza accompagnare niente ci concentriamo ancora di più sulle sfumature che regala nel calice. Esattamente come un buon libro. Quando ci dedichiamo al piacere della lettura, ci immergiamo in storie dove a volte ci sentiamo spettatori, a volte protagonisti, a volte cerchiamo il senso della vita, a volte troviamo conforto.

Chi è appassionato di vino è altrettanto avido di conoscere, non ne ha mai abbastanza di sapere come o dove nasce un certo vino, la sua storia e le altre storie legate ad esso. C’è sempre qualcosa di nuovo da leggere anche nel vino, e di cui appassionarsi. Benvenuti quindi in Abbinamenti libro-vino.

Dai libri di Luigi Garlando

Se dovessi individuare un autore che più di tutti mi ha appassionato alla lettura ultimamente è senz’altro Luigi Garlando.

Ho letteralmente divorato diversi suoi libri, coinvolto dal suo modo di scrivere, pertanto saranno proprio alcuni suoi titoli i primi protagonisti della rubrica! Il che non mi dispiace perché è un po’ quando conosci un produttore di vino attraverso l’intera linea di vini…

La sua è una letteratura rivolta ai ragazzi, ma che anche da adulti è possibile apprezzare. Un autore che non ha paura di farsi portavoce di temi anche importanti come la mafia o la politica, il bullismo, raccontati tra fantasia e realtà. I protagonisti dei suoi libri sono infatti soprattutto personaggi che appartengono alla storia, che talvolta grazie alla fantasia della narrazione diventano perfino protagonisti di avventure incredibili. Al lettore è data la possibilità di compiere dei viaggi nel tempo, lasciandosi immergere a tal punto nella narrativa, da rivivere quasi la storia in prima persona.

La sua è inoltre una scrittura fluida e coinvolgente, ricca anche di messaggi pedagogici positivi, che è sempre bene ricordare. Apprezzare la vita, sognare in grande, non arrendersi di fronte ai limiti.

Abbinamento libro-vino: Vai all’Inferno, Dante! e Ghiaie della Furba 

Il primo libro che ho letto di Garlando è Vai all’Inferno, Dante!, che per paradosso avevo regalato a una cara amica ispirato dal bizzarro titolo, prima ancora di leggerlo! Se vi sembra impossibile che un Dante Alighieri ritorni dal passato ai giorni nostri, in questo libro di Garlando vi convincerete del contrario.

Alzi la mano chi al liceo di Dante Alighieri non pensava altro che fosse un argomento palloso e inavvicinabile, con tutti quei termini austeri e incomprensibili. La Divina Commedia, un’opera da cui abbiamo capito una sola cosa: se ci comportiamo bene andiamo in Paradiso, diversamente finiremo all’Inferno! Se invece come lo stesso autore, per qualche motivo vi siete interessati al Sommo Poeta, vi verrà voglia di approfondirlo diversamente, e come lui raccontarlo in modo accessibile e coinvolgente.

Il libro

In Vai all’Inferno, Dante! il Poeta ha addirittura una nuova missione. Quella di far tornare Vasco, un arrogante 14enne proveniente da una famiglia agiata ma dai sani valori, sulla retta via che ha smarrito. Drogato di Fortnite e viziato della bella vita che riesce a fare grazie alla posizione benestante della famiglia, Vasco si comporta da prepotente bulletto, facendosi odiare sin dai primi capitoli del libro. Anzi, proprio nel leggere la sua perenne sbruffonaggine vi verrà probabilmente voglia di abbandonare il libro dopo poche pagine!

Gli scherni e le derisioni a scuola, i ricatti al preside – ben poco autoritario -, i voti bassi, il sentirsi divino tra i coetanei solo perché forte nel famoso videogioco. A Fortnite passa infatti le ore a giocare, intento a diventare un famoso gamer, ma anche alimentando di continuo una inspiegabile voglia di annientare chiunque si metta contro di lui. Al lettore tale rabbia diventa spiegabile solo quando Vasco racconta la perdita della madre avvenuta qualche anno prima. Un episodio che ha inevitabilmente danneggiato la serenità sua e familiare.

All’ennesimo comportamento da bullo, Vasco arriva addirittura a rubare i soldi a un mendicante cieco. Non perché ne avesse bisogno, ma perché stava giocando con i suoi amici. Ed è mentre viene bloccato da una coppia di poliziotti che avviene il suo incontro fisico con Dante. Dico fisico perché in realtà Vasco ha già incontrato questo Dante, ma durante una partita a Fortnite, quando questo si era palesato come nuovo imbattibile, giocatore, destando ancora più competizione nel giovane protagonista.

La missione del Poeta ha inizio: i due protagonisti diventano inseparabili e vivranno avventure indimenticabili ed anche esilaranti. Una nuova occasione per celebrare la filosofia del cor gentile tanto caro a Dante e agli Stilnovisti, quello che Vasco deve ritrovare rinnovando una condotta sino ad ora poco corretta.

Perché mi è piaciuto

Mi sono già espresso sul perché apprezzo Garlando come scrittore, e in questo libro si ha una conferma del suo stile narrativo. In questa storia non è il lettore a fare un vero e proprio viaggio nel tempo, ma Dante stesso. Impossibile non apprezzare un Dante che non smettendo di comunicare in terzine, è entusiasta di cose che appartengono alla nuova era.

Le parole crociate son il suo passatempo preferito. Ne è letteralmente entusiasta, quasi come delle scale mobili. La prima volta  che gliele ho mostrate è letteralmente esploso:

“Ma questo gioco è una meraviglia!

Ti chiederò senz’altro qualche aiuto

Sarete ben esperti voi di famiglia.”

(…)

“Nome dell’Alighieri. Questa la so…” Scrive tutto divertito le lettere del suo nome nelle cinque caselle vuote. Sorrido anch’io. “Te la tiri, eh, Poeta?”.

Non mancano ovviamente riferimenti letterari, inseriti perfettamente nella storia senza appesantire la lettura ed anzi insinuando la voglia di saperne di più. Come quando si andava a scuola e se beccavi il prof giusto, la più ostile delle materie diventava quasi divertente.

L’epoca di Dante e del Dolce Stil Novo è un capitolo che personalmente ho studiato a scuola con grande pesantezza! Un argomento ammetto un po’ ostico e non facile da far apprezzare ai giorni nostri, ma che grazie a Garlando ho rispolverato con rinnovata curiosità. Si in sostanza in questo libro Dante Alighieri è un fiol, ma non perde per questo la sua posizione di Poeta illustre che ha rivoluzionato la storia della Letteratura italiana. Anche perché per lo stesso Garlando questo libro è un omaggio al Poeta stesso, da grande appassionato qual è di Dante Alighieri.

Il vino

Leggere questo libro mi ha trasportato inevitabilmente nella splendida Toscana, una regione che mi affascina sempre moltissimo. Patria culturale di numerosi artisti e letterati e, certamente, patria del buon vino. Nel libro Garlando nomina il Sepolcro, il vino più importante prodotto dalla famiglia Guidobaldi, che quasi si può assaporare mentalmente. Mi dà l’idea di un rosso di grande stoffa, un vino importante dotato di finezza ed eleganza nel calice, che non ha timore di sfidare il tempo.

Anche se non ci troviamo a Firenze ma a Carmignano, la lettura di questo libro mi ha ispirato il Ghiaie della Furba, eccellente vino prodotto dalla storica Tenuta di Capezzana, uno dei miei preferiti. Questo vino nasce sul finire degli anni ’70, quando Ugo e Vittorio Bonacossi decidono di produrre a Carmignano un grande vino a partire da uve bordolesi. Il nome deriva dal terreno ghiaioso del torrente Furba, dove era collocata la prima vigna atta a produrre questo vino, da uve Cabernet Sauvignon e Franc, e Merlot. L’attuale uvaggio comprende Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Per questo vino è previsto un passaggio in barriques per 18 mesi e un affinamento in bottiglia per 12 mesi prima della messa in commercio.

Un vino elegante e raffinato, a tratti seducente, vellutato ma non privo nella grande tempra di cui sono fatti i rossi toscani di grande stoffa. Conquista nei profumi ampi e complessi, intensamente speziati e fruttati, floreali, sino al sapore persistente e avvolgente, articolato e dal tannino rotondo. Un grande equilibrio si apprezza in questo calice già nelle annate più giovani, ma come tutti i vini di Tenuta di Capezzana anche il Ghiaie della Furba non ha paura a sfidare il tempo. Da abbinare a portate importanti, tagli da griglia o anche selvaggina, primi piatti al tartufo e formaggi stagionati.

Mi piace perché: rappresenta un calice che custodisce storia e tradizione, e che sa appassionare sin dai primi sorsi. Uno di quei calici che ci consentono di prendere tempo, intenti ad assaporarne ogni singola sfumatura.

Leggete e bevetene tutti!

Con questo articolo spero di avervi appassionato o almeno ispirato alla lettura e degustazione di un libro e di un vino che ho trovato davvero validi! Come vi accennavo ci saranno altre puntate dedicate ai libri di Garlando che vi suggerisco caldamente, ma ci saranno senz’altro anche altri spunti futuri.

E voi quali Abbinamenti libro-vino avete da suggerire??

Alla prossima!