Una bellissima realtà nel cuore dei Colli Orientali

In una delle recenti tappe a spasso fra i vigneti, mi sono recato nei Colli Orientali, ospite dell’azienda Specogna insieme ad amici. Ad accoglierci il giovane proprietario Cristian e sua moglie Violetta, ma anche un panorama mozzafiato e una giornata calda ma ventilata, perfetta per un 18 agosto!

Proprio dalla vista dei vigneti, Cristian ha il piacere di introdurci alla sua azienda. Anche a me piace sempre ricordare che il vino, anzitutto, si fa in vigna prima che in cantina, ed è sempre entusiasmante apprendere come ciascun produttore lavora il proprio. Quello dei Colli Orientali è un territorio straordinario, cuore pulsante in una regione che seppur piena di differenti terroir, garantisce condizioni favorevoli alla viticoltura.

La qualità di un territorio eccellente

Cristian Specogna ci spiega infatti anzitutto quali sono i tre fattori che meglio caratterizzano la loro area di produzione e perché sono ideali alla produzione di vini di qualità.

Anzitutto la posizione geografica, perfettamente collocata fra mare e montagna. Grazie a ciò, le vigne beneficiano sia degli influssi delle brezze marine, che della naturale protezione dei rilievi. Soprattutto per le escursioni termiche che favoriscono lo sviluppo dei precursori aromatici. A questo aspetto contribuisce anche una adeguata e costante ventilazione, perfetta per ovviare agli eccessi di umidità, garantendo pertanto la salubrità delle uve da muffe o parassiti.

Un ultimo ma non meno importante fattore, è rappresentato dalla qualità del terroir. Qui si trova infatti un terreno peculiare, denominato flysch o localmente ponca, originato da detriti limosi, argilla e sabbia. Un impasto ereditato anche grazie alla presenza del mare nell’area diversi secoli fa.

La nostra visita comincia nello specifico di fronte al vigneto di Pinot grigio, dove si può scorgere una suggestiva e spettacolare disposizione di questo ed altri vigneti ad anfiteatro, che ottimizza la distribuzione e l’esposizione dei filari. In mezzo vi si può scorgere inoltre un’area boschiva, elemento fondamentale a garantire soprattutto la presenza di biodiversità e il lavoro delle api.

Sistemi di allevamento

Tra i filari scorgo la presenza di alcuni sistemi di allevamento che ancora non conoscevo! Come il doppio-capovolto o cappuccina, destinato alle vigne più produttive, e il mono-capovolto destinato invece a quelle più giovani. Ma anche il sistema a candelabro, destinato a vitigni da maturazione tardiva, che garantisce l’ottimo sviluppo della fotosintesi.

In vigneto si praticano inoltre alcuni interventi come il sovescio, selezionando la semina di alcune varietà di piante in funzione del tipo di vigneto (es. trifoglio, pisello, erba medica…), o la potatura verde. Quest’ultima è una tecnica impiegata per aiutare la vite ad alleggerirsi di eccessi di vegetazione, svolta facendo una selezione intelligente delle sole gemme utili. Si equilibra, in sostanza, il rapporto tra la superficie fogliare e il numero di grappoli prodotti dalla vite. In tal modo si riesce inoltre ad evitare la formazione di ristagni idrici inutili (dovuti al potenziale allungamento della vegetazione in eccesso).

Comprendere il proprio territorio, come lavorarlo e come attingere il meglio dalle sue qualità, è un lavoro paziente e ragionato, che porta grande soddisfazione.

doppio capovolto

candelabro

 La produzione

Sono numerosi i vini prodotti dall’azienda Specogna, e consistono in una selezione base e una selezione di riserve. Fra i vini bianchi ottenuti da varietà locali come Malvasia, Friulano, Ribolla gialla, non mancano i vitigni internazionali come Chardonnay e Pinot grigio – varietà su cui, tra l’altro, Specogna crede e investe molto. Un interessante punto di confronto con Cristian riguarda proprio la definizione del termine “autoctono”. Possiamo infatti stabilire con esattezza se un vitigno sia davvero nato e diffuso in una precisa zona, o sarebbe meglio parlare di vitigni tipici? Cita a tal proposito l’esempio della varietà Friulano, che sembrerebbe derivare dal Sauvignonasse, nonostante sia per lo più conosciuto come vitigno autoctono del Friuli.

Tra le varietà a bacca rossa non mancano anche qua le varietà bordolesi, e i più tipici Refosco, Schioppettino e Pignolo. Quest’ultimo rappresenta una varietà coltivata sin dal 1400, che tuttavia non ha sempre goduto di particolare popolarità tra i viticoltori. Dal Pignolo si ottiene infatti poca produzione, è una varietà maggiormente esposta a malattie, difficile da gestire in vigneto. A cavallo degli anni ’60/’70 quando la filosofia produttiva puntava alla quantità e non alla qualità, fu pertanto fra i primi vitigni ad essere abbandonato.

Ma come succede ad ogni tesoro rispolverato, la possibilità di reintrodurre il Pignolo fra i vitigni degni di essere coltivati avvenne grazie alla riscoperta di alcune bottiglie dimenticate il cui assaggio a distanza di tempo rivelò un grande potenziale evolutivo e qualitativo. Dagli archivi della storica Abbazia di Rosazzo, si riuscì quindi a recuperarne le barbatelle e a reintrodurlo man mano e a valorizzarlo, grazie anche a una nuova cultura e sviluppo tecnologico della viticoltura.

I miei assaggi

Durante la degustazione ho potuto apprezzare gran parte dei vini prodotti dall’azienda, in particolare quelli che ora vado a menzionarvi.

Friulano 2020

Ottimo assaggio di un Friulano che si svolge nel calice con un’anima floreale, sentori di mandorla e uva spina, e gradevoli sfumature vegetali. I profumi intensi ed avvolgenti, tornano in parte anche al palato, dotato di buona acidità e finale rotondo, piacevolmente amaricante.

Friulano 2020 Specogna

Sauvignon 2020

Forse fra i miei preferiti in assoluto! Un Sauvignon dotato di grande freschezza che ci accoglie con profumi vivaci di mentuccia fresca e lime, agrumi e fiori bianchi ma anche erbe aromatiche e una nota di mango. Anche il sorso è agrumato e vivace, di buona persistenza e freschezza. Lo definirei un calice molto estivo!

Sauvignon 2020 Specogna

Pinot grigio “Ramato” 2019

Di questo vino avevo già avuto un’anteprima ed è stato un vino che mi ha “costretto” a prendermi del tempo. Si tratta di un bianco di grande stoffa, che necessita della pazienza necessaria affinché possa lentamente aprirsi nel calice. Il colore è molto accattivante, e le sue sfumature ramate rendono immediatamente invitante la beva. I profumi sono quasi già terziari, e rivelano inizialmente sentori fini e delicatamente speziati, vegetali (fieno e camomilla), lasciando quindi spazio ad altri minerali e fruttati (pesca). L’assaggio è invece grintoso ed energico, sapido, ma ottimamente equilibrato a rendere agile ogni sorso. Sono tuttavia convinto che questo vino possa esprimere molto di più nel tempo, quindi sarà senz’altro necessario provarlo fra qualche tempo!

Una varietà su cui l’azienda crede ed investe molto, soprattutto in questa sua veste ramata, contribuendo a valorizzarne il potenziale.

pinot_grigio_ramato_specogna

Oltre 2018

Un goloso blend ottenuto dalle varietà a bacca rossa più tipiche della regione. Refosco, Pignolo e Schioppettino danno vita a un rosso intenso, elegante e vellutato. I profumi richiamano i frutti rossi maturi, il pepe, la fava di cacao, e si aprono con una apprezzabile pulizia e finezza. Al palato è ugualmente intenso, austero ma morbido, uno di quei rossi che garbano il palato anche come vini da meditazione.

Oltre 2018 Specogna

 

E’ riduttivo da un lato accennare solo a questi vini perché l’azienda Specogna lavora su tutta la linea a livelli qualitativi considerevoli, ma si tratta di una semplice valutazione personale! Vale la pena tuttavia approfondire la loro produzione e lasciarsi trasportare attraverso i loro calici nel cuore di un territorio davvero autorevole, soprattutto, a mio avviso, per quella che è la produzione dei vini bianchi.

 

Alla prossima!