Il libro

Camilla che odiava la politica è il libro protagonista della nuova puntata di Abbinamenti libro-vino di oggi, un altro racconto fra quelli che ho preferito di Luigi Garlando. E’ una storia questa volta affidata alla totale fantasia dell’autore, ma la vicenda sa essere ugualmente molto attuale. Sa trattare, per esempio, temi sensibili come quello della perdita del genitore con estremo tatto e delicatezza, infondendo come è solito fare Garlando, un messaggio pedagogico positivo e motivazionale.

Chi non sogna un mondo in cui la politica svolge il suo dovere e la giustizia vince a tutti i costi? Camilla Pellissier però, la politica la odia proprio: è come un polipo i cui tentacoli portano via le persone. Come il suo papà Roby, ex sindaco della città di Paludate, che si uccise nel carcere dove stava scontando una pena non sua. Roby era una brava persona, amato e rispettato dai concittadini, ma per qualche oscuro motivo viene coinvolto in questioni politiche sporche e accusato, ingiustamente, di reato. Ma Camilla, suo fratello Chicco e la mamma, vengono ugualmente additati come la famiglia del ladro. Anche per questo Camilla odia con tutta sé stessa la politica e tutto ciò che la riguarda.

La piccola protagonista soffre molto per la perdita del suo papà, ma è una ragazzina determinata e grintosa, che difficilmente si fa mettere i piedi in testa. In classe sopporta le prese in giro del gruppetto di Giampi, figlio del nuovo sindaco del paese. Un bulletto fastidioso che la chiama “palla” per il suo aspetto fisico, e che non perde occasione di istigarla ed umiliarla.

In una delle occasioni in cui questo Giampi e i suoi amici se la stanno prendendo con lei, compare a salvarla un curioso personaggio, che da lì in poi le rivoluzionerà la vita.

Aristotele che insegna la politica 

Si tratta di un vagabondo dall’aspetto trasandato, maleodorante, con appresso i suoi cani e gatti e alcuni sacchetti dal contenuto misterioso. Si fa chiamare Aristotele, ma la sua vera identità sarà svelata solo verso la fine del libro. Nel frattempo però tra lui e Camilla, inizialmente diffidente nei suoi confronti, si instaura una solida amicizia. Aristotele, comprendendo l’ostilità della ragazzina nei confronti della politica, la introduce all’argomento dandole tre nozioni fondamentali affinché lei capisca perché la politica è una cosa che può aiutare le persone se gli uomini ne fanno buon uso.

Camilla comincia a vedere le cose da un altro punto di vista, e a darsi da fare per mettere in pratica queste nozioni anche nel suo piccolo. A sua mamma non garba la confidenza che ha con Aristotele, ma ad ogni sua opposizione Camilla reagisce ricordandole quanto le insegnava suo papà, ovvero a creare ponti con le persone e non barriere. La mamma dopo la scomparsa di Roby, si è chiusa in sé stessa, combattuta tra un senso di dolore e rabbia che fatica ad esprimere. Diventa quasi insensibile alle ingiustizie che in passato avrebbe invece ostacolato ad ogni costo, insieme al suo amato Roby. Anche per lei tuttavia ci sarà l’occasione di abbattere questo muro di sofferenza.

Risvolti

Quando il padre di Giampi promuove la rimozione del parco pubblico a favore della costruzione di un nuovo quartiere residenziale, per Camilla è una nuova opportunità per mettere in pratica gli insegnamenti di Aristotele. Aiutata dal nonno Anselmo, organizza infatti una piccola conferenza con i cittadini per sensibilizzarli all’argomento, padroneggiando l’assemblea con determinazione e carisma, per essere una ragazzina. A quel punto la moglie del sindaco interviene inaspettatamente, con pacato atteggiamento di sfida, abbattendo ogni teoria sinora sostenuta da Camilla. Quando sembra che i cittadini si siano convinti più delle parole di quest’ultima, l’assemblea è interrotta da un altro inaspettato intervento. E’ la mamma di Camilla, che giunta di nascosto ad ascoltare la conferenza, indispettita dall’atteggiamento e dai fini della moglie del sindaco, ritrova la spinta per combattere e rimettersi in gioco e al servizio della comunità. Quella che che una volta guidava insieme a Roby, animata da grande grinta ed energia. L’esito della riunione si conclude a favore delle idee sostenute da Camilla, ma non è l’unico risvolto per la giovane protagonista. Chi è infatti veramente quel signor Aristotele? E qui vi lascio un po’ di suspence, o vi svelo il finale del libro… 🙂

Perché mi è piaciuto

Questo libro mi ha infuso anzitutto una grande tenerezza. Proprio per il suo saper essere anche attuale, è inevitabile entrare in empatia con Camilla, sebbene sia un personaggio di fatto inventato. E si è altrettanto colpiti dalla sua energia, quella determinazione che le consente a provare un po’ meno dolore per la perdita di Roby, i cui insegnamenti spera di continuare a mettere sempre in pratica.

Poi mi è piaciuto il messaggio che questo libro vuole lasciare a ciascuno di noi. Attraverso la figura di Aristotele, che a noi ricorda inevitabilmente l’antico filosofo, siamo guidati a conoscere il vero senso della politica. Una politica intesa come ponte fra i cittadini e i politici, che sono chiamati ad le necessità del popolo e mettere in atto il migliore operato possibile. Politici che si rendono servi del popolo, come ricorda l’etimologia della parola ministrum. Una politica che fa circolare il denaro a favore della comunità e non del singolo. Sono questi i tre insegnamenti che Aristotele lascia a Camilla, e sono sicuramente insegnamenti che tutti dovremmo ricordare, da entrambe le parti.

Oggi viviamo in un Paese costantemente in collera con i politici, e la politica stessa sembra essere perennemente inadeguata nei confronti dei cittadini. Questo libro di Luigi Garlando offre un’immagine forse utopistica di quella che potrebbe essere la politica, ma di sicuro ricorda a tutti quale sarebbe il suo fine. Una semplice storia come questa può essere un insegnamento per chiunque, perché sia politici che cittadini hanno responsabilità gli uni verso gli altri. Se infatti ai politici spetta il compito di usare l’arte politica per il bene della comunità, ai cittadini spetta l’agire correttamente nei confronti di essa.

Il vino

Per Abbinamenti libro-vino questa volta come vino ho scelto, un po’ per gioco di parole, il Governo all’uso Toscano di cantina San Leonino. Questa tecnica di produzione del vino veniva usata soprattutto in passato, per aumentare il grado alcolico dei vini, ma anche per renderli più amabili. Consiste nell’unire al vino finito del mosto ottenuto da uve parzialmente essiccate, così da scaturire una seconda fermentazione. Tra i rossi prodotti tutt’oggi con questa tecnica, ho scelto il Sangiovese di San Leonino. Questa proposta è a mio avviso interessante, in quanto l’azienda ha saputo riproporre questa tecnica ancestrale senza “snaturare” la tempra del Sangiovese. Ne esce infatti un vino ricco di aromi fruttati e freschi, che tuttavia non manca di rivelare anche complessità ed eleganza nel calice.

Rimango sempre piacevolmente colpito di conoscere come tecniche di produzione impiegate in passato, vengano riproposte ai giorni nostri con nuove, rinnovate tecnologie. Un bel connubio di saperi che consentono di mantenere sul mercato vini interessanti e piacevoli.

Forse anche la politica dovrebbe essere così, come insegnavano gli antichi che per primi misero in pratica quest’arte millenaria. Far tesoro del passato, per continuare a rendere sano il presente.

Questo libro in conclusione mi è davvero piaciuto, e non poteva quindi mancare per la sezione Abbinamenti libro-vino!

Alla prossima!