Nuovi calici

Cari amici, oggi voglio parlarvi di due vini scoperti recentemente che provengono dai Colli Piacentini, ovvero una Malvasia aromatica di Candia e un Gutturnio Superiore. Devo questa scoperta a una giovane coppia di wineblogger originari di quelle zone, Daniele e Alice alias “Rossi in fermento”, i quali mi hanno guidato attraverso la conoscenza delle due etichette protagoniste del mio articolo di oggi.

Prima di assaggiare questi due vini devo ammettere che avevo una conoscenza molto limitata della produzione locale, per cui è stato un  ottimo modo per approfondire un nuovo territorio!

Le aziende interessate sono per la Malvasia di Candia la cantina “Luretta” e per il Gutturnio Classico Superiore la cantina “La Ferraia“. Andiamo quindi a conoscere meglio questi vini e produttori di cui ho fatto conoscenza!

Luretta, la scommessa su un territorio

Quella di Luretta è una storia che comincia nel 1988, quasi per sfida: investire su una terra poco invitante a livello commerciale, e produrre vini di alto livello qualitativo. In un’area i cui vini sono semplici e non ambiziosi, destinati più alla “quantità” che alla “qualità”, la sfida è proprio qui. Mantenere una certa “spensieratezza” nel calice, una limpidezza e anche semplicità, ma farlo valorizzando il territorio e la materia prima, al fine di produrre solo vini di qualità.

Così proprio nella Val Luretta, a partire da una vigna abbandonata, ha inizio la storia dell’omonima azienda cominciata con Felice Salamini e famiglia, e tutt’oggi attiva con il figlio Lucio nel proseguire il raggiungimento di questo obiettivo. Non solo valorizzando alcune varietà autoctone, come la Malvasia aromatica di Candia, ma anche attraverso alcune scelte “controcorrente”, come l’impiego del Metodo Classico in questa zona storicamente legata allo Charmat. Dal 2002 l’azienda ha inoltre spostato la propria sede nei pressi di un’altra decisamente suggestiva: il Castello di Momeliano, nelle cui cantine sono invecchiati i vini più prestigiosi!

In vigna, massima attenzione a crescere un prodotto sano stimolando le piante a dare il meglio, con un approccio nuovo e opposto alla filosofia locale. Per 3 anni la vite è lasciata anzitutto in “competizione” con la vegetazione circostante, lasciando incolto il terreno ed evitando concimazioni ed irrigazione. La pianta ricerca così sostanze in profondità nel terreno, attraverso il proprio apparato radicale. I frutti che nascono sono imperfetti, gli acini piccoli e un po’ spargoli. Grazie alla costante ventilazione invece, sono tenuti a basa funghi e parassiti dannosi. Ogni annata è infine a sè stante, e da qui la scelta di agire in vigna di volta in volta con una presa di coscienza pensata in base all’andamento della stagione. Siete curiosi di conoscere la loro Malvasia?? Eccola!

Bocca di Rosa, Malvasia aromatica di Candia 2017

Etichetta Malvasia Luretta Bocca di Rosa

“Bocca di Rosa” è una Malvasia aromatica di Candia targata “D.O.C. Colli Piacentini”. Come vi dicevo, a “digiuno” da questa realtà, ho dovuto documentarmi un po’, e grazie anche agli amici Rossi in Fermento ho scoperto alcune cose interessanti!

Anzitutto, questa profumatissima varietà è diffusa anche in altre zone: in Oltrepò Pavese e in…Molise! Tra le tante Malvasia diffuse in Italia, quella di Candia è senz’altro una delle più prestigiose, nonostante sia ad oggi ancora poco valorizzata. Versatile in vinificazione, si presta bene alla produzione di vini fermi, frizzanti, dolci e passiti! Ma è soprattutto un bagaglio di profumi che nel calice diventano ampi e complessi. Oltre a questo ha il potenziale utile a produrre un bianco di buona struttura non eccessivamente longevo, ma con qualche buona prospettiva di evolvere positivamente qualche anno in bottiglia.

Assaggiando Bocca di Rosa, ho trovato una bella corrispondenza tra aspettativa e realtà!

Senza soffermarmi troppo su “dettagli tecnici”, vorrei andare direttamente sulle sensazioni che mi ha trasmesso il calice.

Alla vista si è presentata con un bel colore giallo paglierino abbastanza carico (ho assaggiato un 2017), abbastanza limpido e di buona consistenza. Il naso è immediato ed impattante: si aprono prima sentori di erbe officinali (menta, timo…), seguite da agrumi stuzzicanti tra cui pompelmo e kumquat. Proseguono ancora sentori di rosa, pesca bianca e un delicato glicine, con una nota ancora di talco e lavanda.

Un naso pazzesco! Al palato forse è inaspettata. Ha un attacco morbido, quasi abboccato, ma al tempo stesso sapido e con un finale “secco”. Ritornano anche in bocca note ammandorlate e agrumate, con una discreta persistenza e una buona struttura ed equilibrio.

Ho immaginato questo calice servito a tavola, devo dire che pensare a un abbinamento non è così immediato perché non è il classico bianco che sta “bene con carni bianche, pesci e formaggi”. La mia golosità si è soffermata su un bel piatto di gamberoni alla griglia o una buona capasanta gratinata al forno!

Passiamo alla seconda azienda/vino!

Bocca di Rosa Malvasia Colli Piacentini Luretta

La Ferraia

Con La Ferraia ci spostiamo invece a Ziano Piacentino, dove la famiglia Manara è tutt’oggi una delle più storiche legate ai Colli Piacentini. Un’altra realtà genuina e improntata sulla ricerca della qualità, dove l’avanzare della tecnologia va a braccetto con la solida tradizione e dedizione al lavoro svolte in vigna e in cantina.

Anche con La Ferraia ci troviamo di fronte a una mentalità controcorrente rispetto allo standard della zona. Solo per fare un esempio, le potature in vigneto sono svolte in modo da contenere la produttività dei ceppi, rispettando i tempi della natura senza forzarla per ottenere più numeri.

La loro produzione conta vini bianchi e rossi, frizzanti e spumanti Metodo Charmat e Metodo Classico, che a questo punto mi hanno davvero incuriosito! Tra i vitigni coltivati trovo nomi familiari come Barbera e Bonarda (e ormai la Malvasia di Candia), e un Ortrugo invece ancora inedito per me.

Gutturnio è invece il nome di un vino rosso prodotto all’interno della D.O.C. Colli Piacentini, ottenuto da Barbera e Croatina, localmente chiamata Bonarda. Scopro qualcosa di interessante anche sull’origine di questo vino, che va fatta risalire al periodo post caduta dell’impero Romano d’Occidente. Fu al tempo infatti che alcuni monaci ripreso le tecniche di vinificazione dei popoli celtici, che prevedevano la produzione di vini leggeri che erano maturati in botti di legno. Il nome richiama invece il ritrovamento di un’anfora usata come recipiente per il vino risalente all’epoca romana, ritrovata nel territorio di Piacenza sul finire dell’800.

Le Staffe, Gutturnio Classico Superiore 2017

Etichetta Gutturnio Classico Superiore La Ferraia

Ottenuto da un 60% di Barbera e un 40% di Croatina, Le Staffe è un Gutturnio Classico Superiore di aspetto rosso rubino dai riflessi purpurei. Al naso è fresco, quasi con richiami vinosi, morbidi e golosi, note di vaniglia e un lieve accenno di pepe. Non è un vino troppo complesso nei profumi, però invoglia immediatamente la beva! Al palato è secco, presenta una buona acidità e tannino avvolgente, di buona persistenza ed equilibrio. Complessivamente è un calice molto gradevole, spensierato,  che ricerchi quando vuoi bere “facile” ma con quel qualcosa in più che ti fa dire alla fine “ho bevuto molto bene”. A tavola lo abbiniamo anche a tutto pasto, preferendo abbinamenti con piatti a base di carne o formaggi di media stagionatura.

Promossi!

Gutturnio Classico Superiore azienda La Ferraia

E da questa giornata uggiosa è tutto amici, spero come sempre di avervi suscitato curiosità e voglia di provare nuovi calici! 🙂

 

Alla prossima!