Due parole tanto per…

Che mondo sarebbe senza qualcuno che si prende ogni tanto la briga di andare controcorrente? E’ quello che mi chiedo sempre quando ascolto la musica di un artista rivoluzionario, che sia un musicista, un politico oppure…un vignaiolo. Secondo me infatti per andare controcorrente si deve pur essere ispirati da una qualche forma d’arte, e il mondo di arte ne è piena.

Qui nel blog mi focalizzo sull’arte del vino, che è un’ottima arte. Soprattutto per chi la fa, perché io a dire il vero esercito più che altro l’arte del degustare. Insomma ora arrivo al dunque, ma un po’ di filosofia di incipit mi era un po’ doverosa. Perché la degustazione protagonista di questo nuovo articolo ha a che fare con un vignaiolo che potrei definire un po’ artista. Sicuramente rivoluzionario. Perché quando parli di Walter Massa pensi un po’ a tutte queste cose.

La scena è stata questa. Io e Patty decidiamo, dopo l’ultima serata di Vino spensierato, di organizzare un “next level”, un’altra serata da condurre con la stessa filosofia. Non amiamo fare le cose banali! Per cui visto il successo della verticale di bianco di Custoza, rimaniamo in tema verticali e ci scambiamo idee sull’eventualità di fare una verticale sulla Barbera Monleale di Walter Massa. Ora questo signore è certamente più conosciuto, a ragione, per il suo Timorasso, ma ci sembrava interessante farlo conoscere anche per altro. Ps. tra parentesi, se siete passati di qui per la prima volta, vi suggerisco di leggere un altro articolo interessante dove avevo già nominato Walter Massa. 

In ogni caso dicevo che appunto ci sembrava interessante far conoscere anche altro di questo produttore. Ironia della sorte, se sentite parlare lo stesso Walter Massa, è il tipo di persona che non ha problemi a definire se stesso un tipo acido. Esattamente come la sua Barbera. Quel tipo di acidità che può allontanare le persone. Oppure spingerle ad andare oltre, ad esplorare. Come accade con certi vini per l’appunto.

Ma qui non vogliamo certamente focalizzarci sul carattere di Walter Massa, semmai sul suo genio creativo. Con la consapevolezza che tutto quello che potrei raccontarvi sarà sempre molto riduttivo!

“Un territorio, un vino, un vitigno”

Non voglio essere ipocrita. E atteggiarmi ad uno che ha bevuto ogni tanto qualcosa di un produttore e pensa di sapere tutto. Diciamo quindi che anche se di Walter Massa avevo già bevuto qualcosa, è solo di recente che ho avuto la possibilità di conoscerne la filosofia più da vicino. Ora ne so un po’ di più, che non è sicuramente abbastanza, ma abbastanza per avermi acceso una lampadina di curiosità. Perché quando ascolti la storia e il lavoro di produttori come Walter fatto in tanti anni, non puoi che restare meravigliato ad ascoltare.

Come dicevo e come molti sanno, è soprattutto con il Timorasso che Walter Massa ha saputo dimostrare il suo genio creativo rivoluzionario. Ma si può parlare dell’animo rivoluzionario di Walter in qualunque momento, anche quando stai per affrontare una verticale con 5 annate della sua Barbera Monleale. Perché ciò che anima questo vignaiolo, che proprio vignaiolo ama definirsi, credo sia soprattutto il far vivere in ciascun calice il proprio territorio. Già solo per questo dettaglio, si potrebbe dire che Walter abbia fatto un po’ di rivoluzione. Ai suoi tempi infatti il concetto di “territorio” era ancora lontano e non ben definito. Lui sarà fra coloro che da sempre si impegneranno per porre tale concetto davanti a tutto. Ancora oggi, un piccolo motto, scritto in ciascuna delle sue etichette, recita: un territorio, un vino, un vitigno. Ho apprezzato molto questa cosa perché poche parole esprimono così tanto. Quanto amo trovare vini che non devono per forza piacere, imposti quasi più da un mercato che da una tradizione! La Barbera Monleale di Walter era sulla carta già un vino che poteva conquistarmi, prima ancora che l’avessi assaggiata.

Le 5 annate

Abbiamo preso in considerazione queste 5 annate di Barbera Monleale: 2015, 2014, 2013, 2012 e 2001. Grazie a un breve scambio con Walter, siamo riusciti a recuperare qualche informazione utile ad avere un quadro più preciso di ciascuna.

La Barbera Monleale nasce all’interno dei 23 ettari vitati di proprietà dell’azienda. I Colli Tortonesi, una zona fertile e destinata a grandi vini, dotati di struttura e sapidità. Come da disciplinare, è ottenuta per almeno l’85% di uve Barbera. 24 mesi di passaggio in barrique, poi altri 6 in botte grande, infine altri 24 mesi almeno in bottiglia. Anche se ogni annata ha espresso le proprie peculiarità, si è potuto apprezzare anche un certo filo conduttore che le legava. Da un lato quello dato dal territorio: la spinta sapida e minerale è emersa in ciascun vino dando una bella nota di freschezza ed anche complessità. Dall’altro quello dato dall’affinamento. Ci si potrebbe aspettare a volte che un vino dall’affinamento così importante possa risultare anche pesante, opulento, talvolta anche poco armonico. Invece per la Barbera Monleale il legno è dosato favorevolmente, ciò che basta a valorizzare il vino senza coprirne l’identità.

Pur avendole aperte per tempo e assaggiate preventivamente, nel scegliere l’ordine di servizio devo dire che siamo andati abbastanza a sentimento. E alla fine siamo soddisfatti di come sono andate le cose!

Barbera Monleale Walter Massa 2012

2012 

La 2012 è il nostro biglietto di ingresso. Il primo vino di una verticale lo si affronta sempre con un mood che mischia curiosità, insicurezza e spavalderia al tempo stesso. Ciò che stai assaggiando sicuramente non è quello che sai potrebbe venire dopo…o forse sì??

Questa annata era stata tecnicamente definita perfetta, quindi doveva essere potenzialmente una bottiglia da cui aspettarsi molto. Faccio un piccolo spoiler e anticipo che questa ha finito per essere fra le mie preferite della serata! Mi immergo nelle sue calde note di sottobosco, che solo secondariamente fanno emergere un frutto maturo ma affatto stanco. Mi piace già che sia un vino che richiede lentezza, tempo. Cerco di capire se è con un assaggio così che ci avviciniamo a ciò che Walter stesso ama definire orgasmotico.

2014

Una delle annate più disastrose dell’ultimo decennio, anche in termini di produzione: 12mila bottiglie contro le 18/25 mila di media. Rispetto alla 2012 offre delle tonalità inizialmente più fresche, poi più riconducibili a un vino che sembra far più fatica ad esprimere il suo potenziale. Detto ciò la qualità è sempre favorevole, nonostante la pessima annata, il prodotto portato a casa è buono. L’anima della Barbera Monleale un po’ scalfita ma guerriera.

2015

Arrivati alla 2015 ci accorgiamo facilmente che se tra la 2012 e la 2014 era apprezzabile un certo gap, qua le due annate sono molto più simili tra loro. Con la 2015 si torna a regimi più favorevoli e stabili: il clima caldo ha beneficiato dell’abbondante piovosità dell’annata precedente. Qua emerge un fatto curioso! E’ un’annata che quasi sembra più immediata nelle sue freschezze. Non vorrei dire impropriamente che è un vino più “piacione”, ma forse proprio perché tende ad esprimere prima le sue note fruttate e fresche, sembra essere più facile da bere. Per lo meno rispetto a una 2012.

2001

Arrivati alla 2001, ormai i nostri sensi sono bene che avvinati e ci godiamo questo calice così remoto. Mi ha colpito la descrizione di Walter a proposito della 2001. Una Barbera eccellente ma “troppo Barbera” per il consumatore-tipo del tempo. E allora lui decide di metterne da parte abbastanza per farne tastare nel tempo il potenziale evolutivo.

Forse la bottiglia più “difficile” da apprezzare, ma a mio avviso più che capita andava vissuta. Questa bottiglia sembra dire: troppo facile apprezzare annate più fresche e giovani, io ho ancora qualcosa da dire se permettete! Tanto di cappello per la strada fatta fin qua, non è da tutti i vini arrivare a 20 anni di vita in forma magari un po’ meno smagliante, ma sicuramente solida ed integra.

2013

Se la 2015 esprimeva una certa immediatezza nella sua esuberante freschezza di profumi, potrei dire che la 2013 esprime a sua volta immediatezza. Ma al contrario, e cioè che è immediata nella sua complessità e profondità. Per certi versi mi sembra l’annata che è emersa essere più completa ed equilibrata fra le altre. E quindi immediata, perché non pensi che avrebbe bisogno di chissà cosa per arrivare alla perfezione. E’ una perfetta sintesi di ciò che abbiamo degustato durante la serata, esprime bene il potenziale e la lunghezza gustativa di Monleale. Tecnicamente non era lei l’annata perfetta, ma ci lasciamo meravigliare dalle valutazioni positive che assaggiando questa bottiglia traiamo. Con la 2012 si aggiudica il posto di bottiglia che ho preferito durante la serata!

Gratitudine

Tu organizzi una serata, ci metti il cuore e l’anima, consapevole che forse riuscirai a trasmettere solo una piccola parte di ciò che davvero vorresti dire. Ma certi vini, certi produttori, non puoi che raccontarli col cuore, perché nel cuore ti entrano per il loro modo di fare vino, che ha molto cuore e passione. Allora sai che anche se non sarai riuscito a raccontare ogni singolo dettaglio tecnico, l’importante sarà essere riusciti a raccontare almeno l’anima di quel vino o produttore. Ogni singola fra queste esperienze è per me motivo di crescita e non posso che esserne grato!

 

Grazie anche a Patty e tutto lo staff di Patrick’s winery per il supporto 🙂

Alla prossima !