Appuntamento 2023
Anche quest’anno ho partecipato all’evento annuale Vini da Terre Estreme ospitato nella location di Villa Braida a Mogliano Veneto, dedicato ai vini prodotti nelle regioni eroiche. L’occasione come sempre di approfondire territori pazzeschi dove la sinergia uomo e vite diventa ancora più imprescindibile! Qui potete trovare i vini che più mi avevano colpito la scorsa edizione.
Anche in questa edizione non sono mancati assaggi davvero interessanti che voglio raccontarvi in questo articolo.
I migliori assaggi di questa edizione
Fra quelli degustati, eccovi un po’ di appunti dedicati ai vini che più mi hanno colpito in questa edizione di Vini da Terre Estreme.
Cantina Nima – Basilicata
Parto con l’azienda che più mi ha colpito in assoluto, ovvero cantina Nima. Una realtà davvero giovanissima (dal 2020!) che tuttavia ha già molte idee chiare e un modo di interpretare il vino notevole. Mi impressiona in particolar modo la loro capacità di proporre l’Aglianico, che sanno offrire come vino anzitutto nobile e intenso, nonostante la tendenza del vitigno sia quella di essere anche spigoloso soprattutto in gioventù.
Già con la proposta Camarda, un Aglianico giovane che fa solo acciaio, il risultato è notevole, e il vino si trova nel calice è ricco ed espressivo. Si apprezza il tono fresco e slanciato, che gli garantisce una bella versatilità di abbinamento anche con piatti quotidiani. Qui l’Aglianico ha tutte le sue caratteristiche e personalità, ma le sue parti più spigolose sono state sapientemente gestite per offrire un vino giovane già pronto da bere.
Con la proposta Spinale alziamo invece l’asticella. L’idea di passare l’Aglianico stavolta in botte è voler arricchire il vino di quei sentori terziari che sono potenzialmente favorevoli a questo vitigno. Questo è quello che ho preferito! Ancora una volta apprezzo il lavoro meticoloso di pensare prima a valorizzare la varietà. Qui ad esempio l’uso del legno è dosato bene, non è invadente e non fa effetto “mascherina”. Il vino fiero e ribelle conquista con tutta la sua personalità.
L’ultima versione che assaggio è quella del loro Aglianico affinato in anfora. Questo a mio avviso è un buon punto di incontro fra i due assaggi precedenti. L’anfora mantiene “puri” i sentori tipici del vitigno e al tempo stesso valorizza a preserva una delle doti più tipiche dell’Aglianico ovvero la longevità. È per certi versi il vino meno pronto da bere nell’immediato (se non ovviamente abbinato ai giusti piatti) ma al tempo stesso quello attraverso cui si può riscoprire i tratti più profondi di questa varietà. Ci tengo anche a dire che in tutti e tre i casi, avendoli assaggiati anche in scala, ho ritrovato anche una certa eleganza.
Non voglio infine dimenticarmi del calice con cui in realtà ho cominciato la degustazione dei loro vini! Un bianco macerato da Moscato e Malvasia, mi è molto piaciuto anche quello perché il suo bel carattere mediterraneo, ricorda molto l’estate e tutti i suoi colori e sapori, ma anche adesso ce lo beviamo volentieri!
Cantina Guido Coffa – Sicilia
Conosco ancora poco la zona dell’Etna ma attraverso l’assaggio dei vini di Guido Coffa ho avuto una (piccola) ma piacevole panoramica! A partire proprio dal bianco della denominazione, Etna bianco, un Carricante in purezza. Mi avvolge da subito con dei profumi morbidi e invitanti, dal richiamo di burro e sentori agrumati e di erbe aromatiche. Ha una finezza e un garbo che mi conquistano. Di quei vini che mi piace chiamare “#bianchettoachi??” Sarei curioso di degustarlo anche nel tempo, l’annata in degustazione era una 2020 e ho l’impressione che anche fra qualche anno potrebbe regalare molte soddisfazioni.
Molto valido anche il loro Catarratto, dall’impronta più fresca e dai sentori decisamente minerali. Con il loro Etna Rosso scopro la finezza che un vino così di carattere come quello che può nascere da una terra così ricca può regalare nel calice. Anche il colore mi conquista, con le sue belle sfumature granate e lucide, toni semitrasparenti. Al naso sentori ematici, minerali, di cuoio, al palato asciutto e austero.
Piccola nota sul produttore. L’azienda è a conduzione biologica, ma sposa anzitutto la filosofia di una viticoltura sana e al ritmo della natura e dei suoi tempi. Interessante la scelta di allestire i vigneti coi muretti a secco, in risposta alle impervietà di questo territorio eroico. I muretti a secco rendono infatti anzitutto più coltivabile questa zona, favorendo una disposizione più pianeggiante laddove le pendenze siano importanti. Facilitano inoltre il lavoro degli agricoltori, svolgendo anche un ruolo di barriera da eventi atmosferici gravosi come frane o alluvioni, nonché di prevenzione alla desertificazione della terra.
Cantina Eubea – Basilicata
Torniamo in Basilicata con un altro assaggio di Aglianico del Vulture, Eubea rosso 2016 di cantina Eubea. Anche qui apprezzo molto il timbro di un Aglianico che ama raccontarsi attraverso le sfumature del proprio territorio. Qui i terreni decisamente minerali donano ricchezza e mineralità sia al naso che al palato. Intenso, dalle note di liquirizia fresca, cenere e tabacco, Eubea rosso è un vino maturo e appassionante. Nota intrigante: è un vino che fa affinamento in solo acciaio!
Cantina Cascina Carrà – Piemonte
Ritrovo ai banchi anche Cascina Carrà, riassaggiando il loro Nebbiolo d’Alba Superiore. Sono contento di aver riprovato anche a distanza di tempo le stesse impressioni positive su questo vino che mi aveva già colpito in passato. Un vino austero, dalle note decise che tuttavia si aprono nel calice con molta eleganza. Sottobosco, cenere e tabacco molto freschi, accompagnano un sorso asciutto, lungo ed equilibrato.
Cantina Terra Salmastra – Sardegna
Dalla provincia di Cagliari un altro piccolo produttore ospite di Vini da Terre Estreme con il loro Vermentino “Mammai”. Mi conquista perché l’approccio olfattivo è delicatamente intenso, con raffinate note di acacia e fiori gialli, per poi “esplodere” al palato con grinta ed energia, pur mantenendo equilibrio e armonia.
Cantina Dri Il Roncat – Ramandolo
Mi soffermo anche in Friuli, per assaggiare lo Schioppettino e il Pignolo dell’azienda Dri Il Roncat. Sono due varietà che apprezzo molto, e sono sempre alla ricerca di produttori che credano e valorizzino il potenziale. Sono contento di trovare in questa azienda tale volontà e due vini che mi sono molto piaciuti. Lo Schioppettino è un’esplosione di note speziate e di pepe, che si esprime nel calice con sentori freschi. Scopro che alla base di questa particolare tendenza al “pepato”, c’è soprattutto la presenza di un terpene, il Rotundone, abbondante proprio nella spezia. Ora, l’aspetto bello è che un sentore che quasi ci si aspetti pizzicare il naso in realtà si apre nel calice con piacevolezza e giusta intensità. Al palato invece prosegue un po’ speziato, asciutto e di buona persistenza.
Forse ancora di più mi conquista il Pignolo, una varietà secondo me ancora più sconosciuta e poco valorizzata. Sa dare vini bellissimi, lunghi e destinati anche a una discreta longevità. Quello di azienda Dri per me è un ottimo Pignolo, ancora fresco e colto nelle sue note più vigorose, minerali, che ricordano la grafite, poi i frutti rossi selvatici, il sottobosco. Al palato un’acidità piacevole accompagna un sorso denso e soddisfacente.
Cantina Loschi – Emilia Romagna
Cantina Loschi mi ha decisamente colpito in particolare per le diverse proposte a base di Malvasia di Candia, varietà che apprezzo molto. A cominciare da Le Birbe, versione spumantizzata a metodo ancestrale, intrigante nei profumi freschi e dai richiami vegetali e agrumati. Si offre con un sorso secco e deciso, molto piacevole per la chiusura aromatica che dona persistenza a questo vino.
Contrapposta a questa versione c’è il loro Donna Enrica, vino spumantizzato con metodo Charmat, che offre rispetto a Le Birbe maggiore complessità e lunghezza gusto olfattiva. Mi piace il confronto fra le due proposte: nel primo caso il timbro è più sbarazzino e vivace, nel secondo più ricco e intenso. Ma è sicuramente con una chicca in particolare che quest’azienda ci offre il quadro completo di una Malvasia di Candia che sa davvero colpire, ovvero: il loro Vin Santo.
Dolce, affatto stucchevole, vellutato. Al naso esplode con sentori di nocciolo di pesca, mandorla amara, dattero e frutta secca, una lunga complessità in divenire che torna anche al palato.
Grazie ai produttori che non conoscevo per la scoperta di queste nuove chicche e alla prossima edizione!