Parliamo di Teroldego

Eccomi tornato con alcuni appunti di Vinitaly: oggi vi parlo di un’azienda che ho approfondito durante la fiera, ovvero Cantina De Vigili. Se nel frattempo siete curiosi di leggere di qualche altro assaggio interessante, trovate qui il primo articolo dedicato a Vinitaly 2024!

La curiosità di conoscere meglio Cantina De Vigili nasce dopo aver cominciato a seguire il profilo Instagram del loro enologo Luca Moser, alias ” lossidato “. Giovanissimo e super appassionato del proprio lavoro, ne condivide molteplici aspetti attraverso brevi ma interessanti contenuti, che seppur tecnici sanno essere alla portata di tutti. Super curioso di conoscerlo anche di persona, ho approfittato dell’occasione del Vinitaly per andarlo a trovare!

La Piana Rotaliana

Grazie alla degustazione dei vini dell’azienda, ho potuto fare un piccolo focus sul Teroldego. Con De Vigili ci troviamo infatti a Mezzolombardo, nel cuore della Piana Rotaliana. Anche se Luca ci tiene a precisarmi che in realtà chiamarla “piana” è quasi riduttivo, considerando che alcuni vigneti sono collocati anche a oltre 700m slm. A rendere rilevante il territorio compreso in quest’area è la favorevole predisposizione pedoclimatica, che beneficia di adeguate escursioni termiche e suoli fertili. In particolare, la presenza di ciottoli di tonalite dal torrente Noce, e il terreno di carattere sabbioso dalle proprietà drenanti.

In quest’area trentina il Teroldego è una varietà affermata almeno dal 1500. Dopo la Seconda guerra mondiale si è puntato a una produzione di massa, sfruttando cloni di Teroldego più produttivi e resistenti. Solo in tempi recenti alcune piccole realtà hanno riportato il focus sulla qualità, nonché su una viticoltura più sostenibile.

Le premesse sono molto intriganti. In effetti considero che, per lo meno io, non ho alcuna familiarità con il Teroldego, vino che ho bevuto davvero pochissime volte. L’occasione di assaggiare i vini di De Vigili è stata quindi una bella occasione anche per approfondire questa varietà!

I vini

Le origini dell’azienda risalgono intorno all’800, con Ottavio De Vigili, che nel tempo riesce a mantenere il focus su una viticoltura di qualità, nonostante il non sempre favorevole contesto storico-culturale. Grazie a Francesco De Vigili, attuale proprietario dell’azienda, nel 2015 l’azienda è riqualificata ulteriormente e attraverso piccoli ma considerevoli passi oggi continua la strada verso la valorizzazione del proprio territorio. De Vigili fa inoltre ad oggi parte dei Vignaioli FIVI .

Prima di assaggiare la loro linea di Teroldego, ho potuto provare altri vini molto intriganti. A partire dal loro Trento DOC Art, uno Chardonnay in purezza le cui uve crescono su un terreno dotato di affioramenti di gesso. Bolla piacevolissima, fine, dotata di eleganti note floreali e lieve tostatura, regala al sorso sapidità e freschezza.

Restando sullo Chardonnay, assaggio anche la loro Riserva Terre Bianche, le cui uve provengono dal medesimo vigneto destinato al metodo classico. Un bianco che coniuga freschezza e complessità, mi piace molto l’uso calibrato e non invadente del passaggio in legno, che valorizza positivamente questo vino.

Art Trento Doc De Vigili Terre Bianche Chardonnay Riserva De Vigili

Sfumature di Teroldego

Si parte dal loro rosato Controcorrente, dinamico e accattivante, un vino dotato di intrigante freschezza. Anche la proposta in rosso della linea Controcorrente, mantiene una certa agilità al palato, nonostante l’intensità e la buona struttura che lo caratterizzano. Al naso è piacevole nelle sue note di prugna e cacao, accompagnate da una bella spinta minerale.

Con Tonalite, affinato per 10 mesi in piccoli carati di rovere, scopro un Teroldego dal carattere più profondo, dai richiami più vegetali e di sottobosco, nonostante il richiamo alla marasca sia sempre presente. Anche l’acidità è più vivace, ma nuovamente apprezzo il bilanciato equilibrio che fino a questo assaggio ho sempre trovato nei loro vini.

Sono infine conquistato da Ottavio, la versione Superiore Riserva. Le uve provengono da vigne probabilmente centenarie, collocate su un piccolo cru. Un’espressione più complessa, raffinata, e ampliata da note più ricche, terziarie, con cenni di speziatura. Un calice austero e in divenire, sarei proprio curioso di assaggiarlo nel tempo!

 

E con un ultimo saluto e rinnovato ringraziamento a Luca per l’attenzione che mi ha dedicato, vi aspetto al prossimo articolo!