Tanti tipi di Moscato

Cari amici, oggi parliamo di Moscato di Terracina, una realtà che ho voluto approfondire partendo dalla curiosità di voler confrontare diverse tipologie di vini da uve Moscato. Considerato un vitigno aromatico come, ad esempio, il traminer, si caratterizza in genere proprio per l’aromaticità generosa che sviluppa sentori olfattivi intensi. Diverse sono infatti le varietà di questo vitigno, che si esprime diversamente a seconda del territorio di origine. Da dove sono originario io, ad esempio, il Moscato più conosciuto è quello chiamato “Fior d’arancio”. Più avanti nell’articolo lo andremo a confrontare col protagonista dell’articolo di oggi, il Moscato di Terracina.

Andiamo quindi a conoscerlo meglio grazie ai vini dell’azienda Sant’Andrea che ringrazio per avermi fatto approfondire questa realtà!

Il Moscato di Terracina

Coltivato nel basso Lazio, quello di Terracina è una varietà locale di Moscato che ha origini molto antiche, come avevamo visto poco tempo fa per l’Abbuoto. Probabilmente introdotto dagli antichi Greci, era sicuramente molto apprezzato dagli antichi Romani, e come l’Abbuoto era decantato da numerosi poeti e oratori del tempo.

Il vino prodotto con questa varietà di Moscato ha ottenuto il riconoscimento DOC e la sua produzione è consentita tra i comuni di Monte San Biagio, Terracina e Sonnino. Il vitigno Moscato di Terracina rientra tuttavia anche nella IGT Lazio.

Come vedremo andando a degustare i vini dell’azienda Sant’Andrea si tratta di un vitigno versatile sfruttato in varie versioni, da quella secca a quella spumante, che consente anche diversi abbinamenti gastronomici.

calice Moscato di Terracina

L’azienda Sant’Andrea di Terracina

Quella di Sant’Andrea è una storia che comincia da molto lontano, sia in termini anni che in termini di lontananza. Siamo infatti intorno al 1850, quando Andrea I Pandolfo comincia per primo a coltivare i primi frutti a Pantelleria, per poi approdare in Tunisia 30 anni dopo. Insieme al figlio Giovanni coltiva il proprio lavoro portandolo anche nei migliori mercati francesi, puntando a far crescere la qualità dei propri vini con costante passione e dedizione.
L’arrivo della fillossera tuttavia non ha risparmiato neanche le terre tunisine, e tutti i vigneti dell’azienda vengono perduti.

Grazie alla tenacia di non arrendersi, l’azienda pian piano torna attiva nella produzione di vino, ma la famiglia è costretta a lasciare la Tunisia negli anni ’60. Una nuova sfida li porta a giungere nei pressi di Terracina, dove iniziano a raccogliere i primi frutti da vinificare nell’annata 1968. Oggi la storia continua con l’ultima generazione della famiglia Pandolfo, guidata da Gabriele e sua moglie Enza e il figlio Andrea.

Un territorio magico, quello di Terracina, dove i vitigni coltivati sono i più antichi della zona e crescono tra terreni ricchi soprattutto di argilla rossa che giovano della vicinanza col mare.

Ho la possibilità di assaggiare alcuni loro prodotti che hanno come protagonista questo vitigno, che sono stato curioso di confrontare con il Moscato prodotto nelle mie zone, il Fior d’Arancio.

I vini dell’azienda Sant’Andrea

Moscato di Terracina secco “Oppidum”

Questo è un ottimo vino che può introdurvi bene a conoscere il nostro protagonista di oggi. Ha un profilo molto semplice e immediato. A colpirmi molto è anzitutto il colore, bello carico e quasi con dei riflessi dorati, una caratteristica che mi aspetterei più da un vino passito o da vendemmia tardiva. I profumi sono anch’essi quasi maturi, aromatici e di frutta a pasta bianca e gialla. Spicca una nota vegetale dove emerge una punta di glicine, che ritorna anche in bocca arricchendo il sapore secco e abbastanza fresco del vino.

Questa sua caratteristica di vegetale mi fa venire voglia di abbinarlo con un dentice o un cefalo al forno!

Vi è anche il Templum, proposta dello stesso vino in versione però amabile, quindi con un residuo zuccherino più alto. Questo vino è invece perfetto abbinato a della pasticceria secca o non troppo dolce come le colombe pasquali, le focacce o la torta margherita.

Moscato di Terracina secco azienda Sant'Andrea

Moscato di Terracina “Hum”

Hum è una versione di Moscato di Terracina più complessa e matura, che si presenta come massima interpretazione di questo vitigno. Ottenuto da uve raccolte in momenti diversi di maturazione, racchiude un olfatto ampio e complesso. Spiccano sentori di albicocca matura, quasi secca, note vegetali di muschio e floreali di petali di rosa. Evolve con altre note di erbe aromatiche e minerali, che richiamano quasi il salmastro del mare.

Il sapore infine è complesso e non immediato: caldo, pieno e fresco, spinto da una vivace sapidità. Richiede un abbinamento più sostanzioso a tavola: piatti strutturati, pesce affumicato e osando un po’ anche con la cucina indiana o speziata.

Hum Moscato di Terracina azienda Sant'Andrea

Moscato di Terracina passito Capitolium

Se vi hanno intrigato queste proposte, il passito vi conquisterà. Una piccola chicca in cui forse questo Moscato si esprime al massimo. Qui l’aromaticità è esplosiva, e si esprime con sentori di frutta appassita, candita e secca, dattero e albicocca, uniti a profumi balsamici stuzzicanti. Un nettare, una chicca da meditazione, che si presta bene ad accompagnare dolci ricchi a base di ricotta, scaglie di cioccolato fondente o nocciole tostate.

Moscato di Terracina passito azienda Sant'Andrea

Oltre a queste proposte, l’azienda mi ha mandato anche due spumanti a base Moscato di Terracina non DOC, uno brut e uno dolce…vi farò sapere prossimamente anche di questi vini 😉

Moscato di Terracina e Moscato Fior d’arancio a confronto

Come vi ho anticipato all’inizio di questo articolo, la curiosità di conoscere questo vitigno è stata mossa dalla voglia di confrontarlo con quello diffuso nella mia regione, il Fior d’arancio.

Il Moscato Fior d’arancio è un Moscato giallo che deve tale nome al fatto che uno dei suoi sentori tipici nel vino è quello dei fiori di arancio. Ampiamente diffuso nella zona dei Colli Euganei, dove recentemente è stata riconosciuta la DOCG Fior d’arancio nelle sue diverse declinazioni. La versione dolce è quella più diffusa, ma alcuni produttori stanno prendendo a proporre anche la versione secca, o secca Spumante.

Oltre ai sentori di fiori di arancio, è un vitigno che si esprime nei vini con note molto fruttate e dolci, con una vivace freschezza che torna anche in bocca. In genere, nella versione dolce, ha una dolcezza molto accentuata, quasi stucchevole. Nella versione secca prevale invece soprattutto una bella freschezza. 

Assaggiando invece il Moscato di Terracina, ho potuto notare alcune differenze in generale.

L’aromaticità è sempre presente e ampia, ma con sentori più tendenti al vegetale e al floreale, dove emerge tra tutti una punta di glicine. In bocca è, a seconda del residuo zuccherino, abbastanza morbido e sostenuto da una buona spalla acida arricchita da una nota di mandorla sul finale.

 

Abbiamo parlato solo di due varietà di Moscato, ma in Italia ce ne sono ancora e sarebbe interessante poterle mettere tutte al confronto! Fatemi sapere quante e quali conoscete voi e parliamone 🙂

 

Alla prossima!