Ricordi
Cari amici, a quasi un anno dal mio ultimo viaggio ad Arezzo dove ho conosciuto la realtà di Mannucci Droandi, voglio ricordarmi della bellissima esperienza passata. Mannucci Droandi è un’azienda di San Giovanni Valdarno, che vi ho fatto conoscere in passato parlandovi del loro impegno nel recupero di tre varietà autoctone antiche, Barsaglina, Pugnitello e Foglia Tonda (se vi interessa cliccate sui singoli nomi e vi rimanderanno ai precedenti articoli).
La loro produzione tuttavia è concentrata sul Chianti, sia il Classico che il Colli Aretini, con la recente introduzione anche di un bianco macerato e di un rosato fresco e piacevole a base Sangiovese. Oggi ve li racconterò!
Ricordo ancora quel viaggio e il bellissimo pomeriggio passato in compagnia di Roberto Droandi e Mariagrazia Mammuccini. Non solo degustando i loro vini ma anche ascoltando storie e aneddoti passati, su cui ci si perderebbe delle ore!
Due persone squisite e semplici, che fanno dell’accoglienza quasi uno stile di vita, tra sorrisi e calore. Immersi in un paradiso verde e circondati da alberi di acacia, in un ambiente quasi incontaminato e limpido, dolce anche al calar della sera. Sarà suggestione, ma mi è inevitabile pensare che un vino nato in un queste circostanze non possa che essere speciale!
Un po’ di storia
Mannucci Droandi è un’azienda che nasce dall’unione di due famiglie, i Mannucci e i Droandi, attive già dall’XVIII/XIX secolo nel territorio. La proprietà principale è collocata nel podere Campolucci, a San Giovanni Valdarno presso i Colli Aretini, sottozona del Chianti. Una seconda proprietà è invece stanziata presso il podere Ceppeto, nel comprensorio del Chianti Classico.
In origine questa zona era poco considerata perché c’era fin troppa varietà di viti. Il vino prodotto nei dintorni di Firenze e Arezzo era considerato qualitativamente migliore. Oggi invece si è decisamente riscattata grazie al lavoro di diversi produttori locali, che hanno contribuito a valorizzare il territorio e i suoi vitigni più tipici.
Dal 2000 la cantina produce in regime biologico, con costante impegno e attenzione alla tutela ambientale e alla salvaguardia delle varietà autoctone. A tal proposito Mannucci Droandi ha realizzato in collaborazione con l’Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo, un vigneto sperimentale, dedicato alla coltivazione delle vecchie varietà locali a rischio di estinzione che vi ho anticipato,Barsaglina, Pugnitello e Foglia Tonda. Maria Grazia Mammuccini, moglie dell’enologo Roberto Droandi, è inoltre presidentessa di FederBio, federazione italiana rivolta alla tutela e allo sviluppo dell’agricoltura biologica e biodinamica.
I vini
Un pomeriggio passato a degustare le diverse etichette dell’azienda non è stato affatto faticoso, in quanto condito di aneddoti e racconti unici sul loro territorio! Certo, sempre di rossi importanti parliamo, ma procediamo con grado, perché anzitutto vi racconto le ultime new entry, un rosato e un bianco macerato. C’è un filo conduttore che ho individuato nei vini di Mannucci Droandi, ed è la loro sincerità. Quella che ritrovo in un vino che non deve sforzarsi di avere carattere o di avere qualcosa da dire, ma che vive naturalmente nel calice. Un’immediatezza calorosa, una semplicità fine, un’eleganza curata nei dettagli. Il vino giusto al momento giusto. Vediamoli insieme!
Campigliole Toscana IGT 2018
Comincio la degustazione con un bianco, il primo prodotto dall’azienda a partire dall’annata 2018. Si tratta di un blend di Trebbiano e Malvasia bianca lunga del Chianti, per cui è prevista una macerazione di alcuni giorni sulle bucce.
L’aspetto rivela una bel giallo carico e un po’ ambrato, mentre al naso si intrecciano note di arachide, rosa gialla, agrume, fino a qualche sfumatura più eterea. Al palato risulta infine caldo e abbastanza strutturato, ma ben bilanciato nelle freschezze. Un calice “impegnativo” se non abbinato a un piatto che lo valorizzi, che mi suggeriscono essere, pensate un po’, agnello e carciofi, wow!
Rossinello Sangiovese Rosato 2018
Una proposta più fresca ed estiva, quasi dissetante, è il Rossinello, un blend dove il Sangiovese è impiegato in percentuale maggiore, con un piccolo contributo anche di Canaiolo e Lacrima del Valdarno. Ha dei piacevoli sentori di rosa, pesca e confetto, ma anche arancia sanguinella, “gingerino” e pompelmo. Al palato è fresco e succoso, vivace e un po’ sbarazzino. Consigliato con un’insalata di fave e pecorino!
Chianti Colli Aretini 2017
Un vino che mi è entrato nel cuore! Un Chianti semplice e diretto, per cui è previsto un anno di barrique. L’annata che degusto è stata difficile: prima la gelata primaverile, poi la siccità estiva. Eppure nel calice è un vino che c’è tutto.
Al naso emerge anzitutto una nota di chinotto, seguito da un floreale intenso e tabacco, pepe e ciliegia. Succulento e tannico, di buona freschezza e persistenza. Questo è un vino che berrei sempre!
Ceppeto Chianti Classico 2016
Ci spostiamo ora nella zona del Chianti Classico con Ceppeto, un altro prodotto che mi entra nel cuore. Ha una piacevole esuberanza floreale, note di spezie dolci e frutta quasi appassita, china. Un olfatto lungo in continua evoluzione. Strutturato in bocca ma avvolgente e dal piacevole tannino, ricco di freschezza e mineralità.
Chianti Classico Riserva 2014
Questa Riserva ha rivelato delle piacevoli sorprese. A cominciare da una splendida e vibrante complessità, un vino che ti fa stare un bel po’ a godertelo nel bicchiere! Nei sentori appare più maturo e austero, con note anche di tartufo e selvaggina. Succulento e morbido al palato, con una decisa avvolgenza accattivante.
Campolucci IGT 2014
Un Supertuscan firmato Mannucci Droandi ottenuto dall’unione di Cabernet, Merlot e Syrah, presentato da un bouquet ampio e ricco di sentori di liquirizia, frutti freschi e china, fresco e tannico e di buona persistenza.
Vin Santo
Chi mi conosce sa che il Vin Santo è il mio vino da dessert perfetto, una chicca con cui concludere il pasto anche senza dolce, e da degustare anche come vino da meditazione! Sarà quell’insieme di sapori e profumi irresistibili che mi ricordano la mandorla e quella grazia decisa al palato che lo rende un vino robusto ma al tempo stesso gentile ed equilibrato, che non stanca né appesantisce.
Dall’unione di Trebbiano, Malvasia e San Colombano, il Vin Santo di Mannucci Droandi è il modo perfetto per concludere la degustazione prima di salutarci: ritrovo la mia amata mandorla un po’ amara al naso, insieme a sentori di noce e fiori secchi, marzapane. In bocca è avvolgente, morbido e dalla dolcezza vellutata, quasi “secco” al tempo stesso. Mi sento davvero coccolato!
Amici ho ricordato con piacere un viaggio e una visita che mi sono rimasti nel cuore, e spero di tornare presto a trovare Roberto e Mariagrazia nella loro splendida azienda! E per voi quali sono le aziende del cuore?
Alla prossima!